I carri allegorici, la musica assordante, i fuochi d’artificio e gli schiamazzi della gente. La festa con la grande folla copriva i loro gemiti di piacere. Oltre gli alberi che decoravano la via principale del paese, nel buio più profondo nonostante le luci sgargianti, due giovani donne facevano l’amore.
Sonia, sdraiata a terra, incurante delle foglie che si erano infilate tra i suoi biondi capelli e del vestito a fiori sporco di fango, si stava facendo trasportare dai movimenti di quella ragazza che l’aveva presa con la forza.
Senza dire una parola, si era lasciata trascinare fino al punto più buio e non aveva reagito quando era stata spinta al suolo e privata delle sue mutande.
La gonna del suo vestito era balzata in aria, coprendo la tonda scollatura dell’abito e una lingua aveva iniziato a baciarla con una forte quanto gentile passione. Teneva gli occhi chiusi, felice prigioniera di quella situazione.
Il piacere che provava era del tutto nuovo e inaspettato come anche l’orgasmo scoppiato poi all’improvviso. La ragazza di fronte a lei si era appena presa ciò che le era stato promesso.

La porta si apre e quando Sonia vede Sara, le va incontro. I suoi grandi occhi azzurri la guardano, poi si posano sulla scatola che l’amica regge tra le mani e che apre.
Due oggetti metallici si riflettono negli occhi di entrambe, le quali si osservano a lungo in silenzio, poi Sara abbandona tutto su un tavolo e rivolge tutte le attenzioni sulla persona di fronte a lei e la libera dei suoi vestiti. La maglia, i jeans corti e strappati, l’intimo bianco e candido.
La spinge verso il letto mentre con una mano le accarezza il ventre per poi farla sparire tra le sue gambe.

La fa sdraiare e si inginocchia davanti alla sua grande bellezza, assaporando labbra calde e umide, cui si aggiungono lente e quasi timide, due dita a esplorarla.
Ogni tanto Sara alza lo sguardo e osserva la sua dolce metà che gode del piacere che le fa provare mentre divora la sua intimità.
Gli occhi di Sonia sono chiusi, il corpo ha spasmi come se sollevasse tonnellate e si muove allo stesso tempo in modo sensuale.
Si morde il labbro inferiore, come se fosse lei stessa a manipolare le labbra dell’amica che divora le sue voglie.
Sara la osserva a tratti. Alza gli occhi e la spia oltre i suoi seni e si ferma solo quando sente il piacere di lei colarle dalla bocca.
E quando Sonia calma il suo respiro, lei torna a giocare con il suo punto più sporgente. Caldo e invitante, lo succhia come fosse pura energia, il suo unico nutrimento, poi si adagia lungo il suo corpo e si strofina su di esso con passione.

Pelle contro pelle.
Sudata, eccitata, bollente.
E la tormenta di baci sul viso e sul collo con una voglia e una passione sincere e ansiose, ardenti e dolci.
Si muove su di lei senza esitazione.
Fa scivolare con audacia la lingua nella sua bocca e abbraccia con la mano la sua testa.
Si aggrappa ai biondi capelli e in pochi istanti lancia un gemito che soffoca quando appoggia la bocca alla sua spalla.
Gode dell’eccitazione che la travolge e abbraccia Sonia forte da farle mancare quasi il respiro.
Sdraiate l’una di fianco all’altra, si guardano in silenzio.
L’intensità dei loro sguardi è a dir poco palpabile e si può quasi odorare l’amore che i loro cuori provano.
Poi la risata di Sonia rompe il silenzio della stanza quando accarezza con le dita la testa di Sara nel punto in cui è rasata.
Il risultato di una scommessa.
Quel pomeriggio Sonia tornava a casa da scuola. Era un giorno normale come tutti gli altri, se non fosse stato per due ragazzi che, forse per noia, forse per stupidità, avevano deciso di stuzzicarla. Di tutta risposta Sonia li offese, poi all’improvviso si ritrovò a correre fino a quando una mano la raggiunse e la buttò a terra.
Venne tirata per i capelli e spinta contro un muro quando un urlo interruppe quella scena. Davanti a lei, Sara. La ragazza scontrosa e maleducata che girava spesso nel quartiere. Le bastò mostrare una pistola per far scappare i due teppisti.
A quel punto osservò Sonia, poi si addentrò nel bosco, ma sentiva di essere seguita. Senza nemmeno saperne il perché, Sonia lo aveva fatto e si era ritrovata a fissare la ragazza che ora la osservava curiosa, la sigaretta appena accesa tenuta in equilibrio sulle labbra rosa e carnose, la schiena contro un albero.
Il silenzio permeava nel verde e così si fece coraggio e pronunciò un grazie che sembrava di più un sussurro al vento ma ciò che la scosse fu la pronta risposta di lei. Voleva un bacio.
Il viso di Sonia si fece rosso all’improvviso ma una strana curiosità la tormentava e le fece fare un paio di passi in avanti, con suo grande stupore, fino a ritrovarsi a pochi centimetri dal viso di quella ragazza dalla pelle olivastra e voluminosi ricci neri, apparentemente scontrosa.
Sara scoppiò a ridere mentre buttava fuori una grande nuvola di fumo. Le disse che non voleva baciare quelle labbra. Voleva quelle più in basso. Sara si scostò imbarazzata, offesa dalla inaspettata quanto volgare richiesta, ma poi si ritrovò a riflettere.
Qualcosa in lei si scosse e senza pensarci oltre si voltò e le disse che poteva avere il bacio che voleva se solo si fosse rasata mezza testa.

Nude e stese sul letto, Sonia è appoggiata con la testa contro il seno di Sara. Si coccolano a tratti, godendo delle luci di un giorno ancora lontano dal tramonto. Il silenzio è ancora protagonista della situazione, ma la cosa non le intimorisce.
Significa che la tempesta deve ancora arrivare, ma il solo pensarci fa tremare Sonia, che alza lo sguardo verso l’amica e la fissa.
Seria e con un senso di perdizione che rimbomba forte e fa quasi tremare il letto e le candide lenzuola di cotone bianco.
A quel punto Sara si solleva e la fa sedere mentre lei fa lo stesso. Le prende il viso tra le mani e la bacia, consapevole come si sa di dover morire, di amare quella ragazza più di sé stessa.
Quegli occhi le parlano, le dicono che ora sta bene anche se intuisce la paura che aleggia nella sua mente. Così la stringe in un abbraccio e le sussurra che andrà tutto bene.
È idilliaco quel momento. Sono felici e si sentono amate, non serve loro altro.

Nonostante ciò che le attende, sorridono l’una verso l’altra, e Sara le bacia i polsi e accarezza le lunghe cicatrici che sembrano ancora fresche di tragedia e dolore e che avrebbero sanguinato molto di più se solo non l’avesse trovata in tempo.
È idilliaco quel momento. Sono felici e si sentono amate, non serve loro altro. Nonostante ciò che le attende, sorridono l’una verso l’altra, e Sara le bacia i polsi e accarezza le lunghe cicatrici che sembrano ancora fresche di tragedia e dolore e che avrebbero sanguinato molto di più se solo non l’avesse trovata in tempo. Sonia versa una lacrima ma non fa in tempo a correre lungo la sua guancia per precipitare poi sul letto che un rumore le distrae.
Eccoli, sono loro. Sono venuti a prenderle. Il portone in fondo alle scale inizia a cedere. Sonia e Sara impugnano i due oggetti metallici. Un tremendo rumore fa capire loro che sono sempre più vicini. Si sentono tanti passi. Tante urla. Tanto odio. Un colpo alla porta d’ingresso rimbomba nella stanza. Poi un altro. In pochi secondi avrebbe ceduto anche quella, ma Sonia e Sara non si muovono. I colpi alla porta sono sempre più forti. Il tempo sembra ormai scaduto, eppure i secondi che le dividono da ciò che sta per succedere sembrano interminabili.
La porta si inclina. Le voci emergono ormai chiare nella stanza. I secondi sono ormai vicini allo zero. Sonia e Sara sono ferme immobili sul letto. Una di fronte all’altra. Gli occhi fissi e sicuri. Due sorrisi accennati ma colmi di felicità. Le due pistole puntate l’una contro il cuore dell’altra e nel momento in cui la porta cede e si schianta rumorosamente sul pavimento freddo… bang!