
Nel sogno, apparivano all’interno del faro, ma una volta usciti, quanto videro era terrificante.
Il mare era mosso, come se un gigante invisibile lo stesse muovendo a bracciate. Il vento tirava così forte che le nuvole venivano spazzate via come fossero polvere; le stelle si scontravano tra di loro, crepandosi fino a frantumarsi e precipitare in acqua.
«Flip, ma che succede?»
«Non lo so!». Nemo fece qualche passo in avanti, ma lui la trattenne. «Ferma! Torniamo nel faro!» urlò per far sentire la sua voce. «Dobbiamo fare qualcosa, Flip!». Lui la prese con la forza e la trascinò in casa, poi si agitò come un cane per scuotere via l’acqua e, con un phon in mano, iniziò ad asciugarsi, lanciando uno straccio verso Nemo.
«Asciugati, poi vieni qui per la piega finale!». Il sarcasmo era tornato, ma solo per sdrammatizzare la situazione. Quando vide che Nemo lo fissava in silenzio, lo sguardo quasi truce, ridusse la forza del phon fino a spegnerlo. «Nemo, non so cosa stia succedendo, ma dobbiamo svegliarci. Credo sia pericoloso rimanere qui»
«Flip, ci sono altre persone che stanno sognando. E se rimanessero intrappolate nei loro sogni?» «Non sarebbe poi una tragedia, no?». Nemo appoggiò lo straccio sul tavolo della cucina e in quel momento Flip alzò le mani in alto, come per arrendersi, e si sedette; una mano al mento, l’altra piegata sul fianco, iniziò a pensare.
«Ci sono! Aspettiamo che la tempesta si calmi, poi indagheremo. In ogni caso con questo tempo non potremo fare molto». Nemo uscì dalla stanza calpestando il pavimento, come se volesse romperlo, e salì al piano superiore. Flip la seguì a ruota, correndole dietro per acciuffarla.
«Se vuoi rimanere qui, fai pure. Io vado a vedere che cosa succede!». Le si palesò davanti, le mani sulle spalle, lo sguardo di chi sta elaborando le giuste parole da dire. «Nemo, non posso permettere che ti accada qualcosa. Voglio scoprire anch’io che succede, ma ora non è il momento giusto»
«Cerchiamo l’agente Green!»
«No, no, no! Questo no, piuttosto la tempesta!» rispose agitando le braccia in aria mentre camminava lungo il piano superiore, seguito da una Nemo sempre più agitata.
«Flip, le cose sono a posto tra di voi ormai, ha chiuso un occhio su tutti i tuoi pasticci e non sei più il fuorilegge che eri un tempo. Insomma, chi meglio di lei può aiutarci?»
«Cosa, cosa, cosa?! Non sono più il fuorilegge di un tempo? Ma che vai dicendo? Sono e sarò sempre il numero uno, capito?». Nemo raggiunse quella che un tempo era la sua stanza, poi si voltò verso Flip.
«Tutto è iniziato qui. Ci deve essere un modo per aggirare la tempesta e sono sicura che tu lo sappia»
«Io?!»
«Sì, da dove possiamo passare per raggiungere l’agente Green?». Flip fece una smorfia e portò una mano all’orecchio, fingendo di non aver capito bene. Nemo era cocciuta, ma soprattutto decisa a scoprire perché Slumberland stesse scomparendo. Flip sbarrò gli occhi, le braccia aperte, e le si piombò davanti con un gran salto.
«L’unico passaggio è là fuori, ma hai visto che mostruosità ci aspetta? Il mare ci travolgerà e se non sarà quello, il vento ci lancerà contro una stella. Insomma: finirà male per entrambi in ogni caso!»
«Troviamo un modo per uscire, allora! Deve esserci!»
«E come?»
«Come sei entrato qui?»
«Come hai fatto tu»
«Un anno fa, quando ci siamo incontrati per la prima volta, eri qui, nella stanza accanto alla mia. Qualcosa mi dice che sei uscito da qualche mobile della casa…» disse Nemo mentre guardava Flip con circospezione; lui serrò le labbra e distolse lo sguardo, fischiettando con nonchalance.
«Flip…»
«Nemo, andiamo, qui non ci sono vie di fuga. L’unica entrata, che è anche un’uscita, è la porta d’ingresso. O la finestra, se ti senti audace!»
«E se fossimo in serio pericolo?»
«Come dici?»
«Se la tempesta travolgesse il faro e non facessimo in tempo a svegliarci?»
«Nemo…»
«Flip…». Per qualche istante ci fu un lungo gioco di sguardi. Lui la fissava dalla sua altezza di quasi due metri. Lei, la fronte aggrottata e l’aria seria, non batteva ciglio, i piedi puntati sul pavimento, in un attimo batté il pugno due volte contro lo stipite della porta. Flip roteò gli occhi e sbuffò rabbiosamente. «Devi smetterla con questa storia del doppio colpo, ne abusi un po’ troppo, lo sai?»
«E tu prova a darmi retta una volta ogni tanto, così non ti incastro sempre così!». Nemo si lasciò scappare un sorriso e incrociò le braccia, in attesa che Flip le mostrasse il punto che avrebbero attraversato per raggiungere l’agente Green. Lui aprì l’anta dell’armadio dove, esattamente un anno prima, si era nascosto quando era stato scoperto nel frugare tra i cassetti alla ricerca della famosa mappa dalle linee e forme strane. Fece cenno alla ragazzina per invitarla a entrare per prima.
Senza indugio, Nemo entrò e si voltò verso di lui che la raggiunse subito dopo, chiudendo l’anta. Erano avvolti nel buio. «E ora che si fa?»
«Ah, giusto». Flip batté le mani cinque volte saltellando al tempo stesso e in pochi istanti, la parete alle loro spalle si aprì, catapultandoli nel corridoio col tappeto rosso, fino alla stanza delle farfalle; o almeno in quello che ne era rimasto…