Ne assaggi uno, non ti fermi più! Sfiziosi e croccanti, soddisferanno la vostra fame in eterno! Questo lo slogan stampato in giallo su una confezione di cibo molto intrigante. «Uhm, scommettiamo?», dice Alice tra sé e sé con aria contrariata anche se butta diverse scatole nel carrello, come se non avesse altra alternativa per sfamarsi.
I pasti al microonde sono parte ormai naturale, se non quasi radicata, del suo stile di vita. Quel giorno, però, nonostante l’atmosfera natalizia fatta di luci, palline colorate e una playlist ben collaudata, è particolarmente nervosa. Innanzitutto è un lunedì, ha avuto una spiacevole discussione a lavoro con un collega, l’auto continua a fare uno strano rumore, ha perso cinquanta euro chissà dove, i capelli stanno proprio uno schifo, ha incontrato il suo ex con la nuova compagna – tra l’altro incinta – quel periodo del mese è arrivato in anticipo di tre giorni e, peggio ancora, la cassiera che sembrava dovesse cambiarle l’umore aprendo una nuova cassa al momento giusto, le ha rivolto un gran sorriso dicendo: «La prego, signora, venga pure qui. Nel suo stato non deve faticare».
Alice si avvicina con aria furtiva, mentre la commessa passa con aria divertita i prodotti come un folletto prepara i regali per Babbo Natale.
«Allora, a che mese di gravidanza è?». Alice strabuzza gli occhi mentre nella sua testa ha ingaggiato un sicario per uccidere la bionda svampita che le dà della grassa, inconsapevolmente. «Credo che non partorirò mai!», esclama, poi serra le labbra per trattenere gli insulti che indietreggiano sulla punta della sua lingua. «Oh, come la capisco! Pure io ero terrorizzata i primi mesi, ma la gioia che ne verrà sarà immensa. Ha già scelto il nome?». Alice abbassa lo sguardo sulla targhetta dell’uniforme, poi torna a fissarla. «Di sicuro non Giovanna!», ed esce dal supermercato più incazzata che mai.
Raggiunto l’appartamento, impreca come se l’avessero costretta in una camicia di forza contro la sua volontà quando trova i panni bagnati fuori dal terrazzo che ha dimenticato di mettere in casa prima di uscire quella mattina, perché la sera precedente avevano dato pioggia. Molla la spesa a terra, si libera del piumino di sicuro cucito in qualche paese dell’Est e del valore di appena trenta euro e ricarica la lavatrice, azionandola come fosse la partenza di uno shuttle e finalmente si abbandona a una lunga doccia per rimediare, seppur in piccola parte, alla pessima giornata. Il bagnoschiuma al talco non è niente male e la fragranza le dona un momentaneo sollievo, ma poi il suo sguardo si abbassa sul corpo nudo e bagnato, abbondante e a quanto pare pure gravido secondo la cassiera del supermercato. Il cibo spazzatura non aiuta, ma nemmeno una grande delusione d’amore.
Indossato il pigiama di pile con la stampa di un gattino che sbuca da una tasca all’altezza del petto, prende in mano la famosa confezione gialla con lo slogan invitante che per lei è solo un’altra delle tante bugie che il marketing propina alla gente e imbastisce la cena. «Mettiamo alla prova lo slogan e vediamo quanto sfiziosi siete…», e dopo esattamente cinque minuti di microonde, la cena è pronta e Alice assaggia la prelibatezza che un famoso brand culinario propone come la novità del secolo ed è pronta a contraddirlo, ma poi si ritrova in uno stato di adorazione. «Oh che meraviglia! Potrei davvero mangiarli in eterno! Sono irresistibili!». Si accomoda sul divano, ripulendo il piatto in pochi minuti, pronta al secondo round, ma poi sente bussare alla porta con una certa insistenza. «E ora chi rompe le palle?».
Raggiunge l’ingresso di casa e si ritrova davanti un uomo piuttosto affascinante, poco più che quarantenne, avvolto in un giaccone blu notte e una sciarpa a strisce variopinte; gli occhi di un marrone scuro, un po’ inquietanti, come se celassero una vena omicida. Alice storce il naso.
«Lo psicologo sta alla porta accanto».
«No, no ma quale psicologo. Io cerco proprio te, Alice».
Il suo accento è indefinito, ma la cosa strana è che parla come se la conoscesse da tutta una vita.
«Scusa, ci conosciamo?».
«No, ma ti devo parlare. È importante!».
«Non ho idea di chi tu sia! Vattene, vai via!».
«Permettimi di entrare e ti spiego tutto. È davvero importante…».
«Io non ti faccio entrare, non ti conosco e se provi ad aggredirmi giuro che finisce male, oggi è davvero una brutta giornata!».
«Voglio solo parlarti. È estremamente urgente».
«Senti, io credo che tu debba davvero andare da uno bravo e credimi, il mio vicino è quello giusto, quindi, se non è una questione di vita e di morte…».
«Ecco… appunto… la seconda».
«Oh mio Dio! È morta mia madre?».
«No».
«Mio padre?».
«No».
«Mia sorella?».
«No».
«Mio fratello? Mio cugino? Magari il mio ex che ho visto prima?».
«No, no, no ma che vai dicendo? Qui non è morto nessuno, non ancora almeno, e per cortesia potresti non dire il nome che inizia con la D?».
«Che cosa? Intendi Dio? Stai scherzando, vero? Senti, qualsiasi cosa tu voglia propormi, non mi interessa. E poi chi cavolo sei tu?».
«Io sono la Morte, molto piacere!».
Alice strabuzza gli occhi e un secondo sicario immaginario è stato ingaggiato per far fuori il pazzo che non accenna ad andarsene.
«Ok, hai vinto. Ti do gli ultimi cinque euro che ho nel portafoglio perché non ho altro, poi però te ne vai, ok?».
«Non voglio i tuoi cinque euro e poi oggi ne hai già persi cinquanta, anche se in realtà li hai lasciati sul comodino in camera tua. So anche che ti è arrivato in anticipo quel periodo del mese, che hai avuto una spiacevole discussione con un collega, che stai rifacendo il bucato, che oggi i capelli ti fanno impazzire più del solito, che l’auto ti dà problemi e ti posso dire che si tratta di un cuscinetto della gomma posteriore destra; che hai rivisto il tuo ex con la sua nuova compagna incinta e se ti consola non ha mai buttato via il bracciale che gli hai regalato per il suo compleanno e che quella cassiera è proprio una deficiente, te lo confermo. Tu non mi conosci, ma io sì come vedi e ho davvero bisogno di parlarti per cui, mi fai entrare per favore?».
Alice placca il sicario nella sua testa e lentamente si fa da parte e fa entrare l’affascinante sconosciuto. Lui si accomoda sul divano, si libera della giacca e della sciarpa, rivelando un abbigliamento molto informale, mentre lei lo raggiunge titubante, come se Bin Laden si fosse appena accomodato in casa sua.
«Quindi, se sei davvero chi tu dici di essere: che cosa ci fai a casa mia e come mai hai questo aspetto?”.
«Diciamo che mantello nero e catene creano un certo disagio negli esseri umani. Mi rendo conto che tutto ciò ha dell’incredibile, ma non ti preoccupare, arrivo subito al punto», e prende in mano un iPad facendo scorrere il dito da tutte le parti.
«Dunque, cara Alice, per un mio errore la tua morte mi è sfuggita. Avresti dovuto morire mercoledì scorso scivolando dagli scalini di casa e battendo la testa. A volte capita di sbagliare, cose che succedono, ma sono qui per rimediare e darti la morte che ti spetta, non abbiamo molto tempo però, per cui se vuoi avviarti all’ingresso puoi scendere velocemente gli scalini che sono ghiacciati al punto giusto oppure se vuoi ti do io una spinta visto che sono qui. Come preferisci!». Silenzio tombale, sguardo stravolto, capelli elettrizzati.
«Cose che succedono? Cioè fammi capire: tu sbagli il tuo lavoro e io devo comunque morire, tra l’altro in maniera assurda e ridicola, e ti offri pure di darmi una spinta? Sogno o son desta? Questo non lo so, ma tu hai proprio capito male e per quel che mi riguarda puoi andare a quel paese o all’inferno, forse ti si addice meglio come frase di uscita. Tanti saluti!».
«Calma, calma, calma, so che è tutto improvviso e difficile da comprendere, ma devo rimediare all’errore altrimenti viene fuori un casino. Ti faccio una proposta: posso migliorare la tua giornata, ma che dico, la tua vita! Prendiamo la tua grande delusione d’amore che ti ha portato a prendere oltre dieci chili e a isolarti da tutto e tutti. Lui ti ha scaricato per un’altra e sta per diventare padre: un classico! Ma fidati, ci hai solo guadagnato, detto questo, sappi che posso rimediare e renderti felice all’istante!».
«Davvero? Lo puoi fare?».
«Ma certo che posso! Sono l’impiegato del mese all’inferno, posso fare questo e altro mia cara!».
«Si, va bene, ma dove sta l’inganno?».
«Ovviamente devi morire».
«E come? Cadendo ai piedi di un uomo morta stecchita ancora prima di conoscerlo?».
«Ma va là! Se accetti questa proposta vivrai l’amore che hai sempre desiderato e morirai nel sonno, nemmeno te ne accorgerai».
«Detta così mi sembra un’ottima proposta, quindi vivrò a lungo! Wow! Ok, accetto!».
«No, morirai martedì prossimo».
«Cosa? Mi dai appena una settimana d’amore e poi mi fai fuori?».
«Oh, Alice tesoro… martedì questo…».
«Cioè tra due giorni? Lo fai perché poi resuscito come il Cristo, vero?».
«Adoro il tuo modo di pensare, è strabiliante! Purtroppo però no, nessuna resurrezione. Lasciamola al mio odioso dirimpettaio cappellone, è roba sua quella…».
«Senti, inizialmente era tutto assurdo ma a tratti esilarante, poi è iniziato a diventare seccante, ora mi sta proprio rompendo le scatole. Lo ripeto e stavolta sono seria: vattene via!».
«Calma…».
«Calma un paio di palle! Mi stai facendo morire solo con queste proposte indecenti, ma sei scemo?».
«Ok, allora troviamo un compromesso, dimmi tu come e dove morire. Sappi che dovrà avvenire entro ventiquattr’ore al massimo per cui non possiamo perdere altro tempo». Alice lo fissa seria e silenziosa, le braccia incrociate e l’aria pensierosa. Riflette sulla situazione e a quanto sia assurda e interessante al tempo stesso. «Ok, troviamo un compromesso, ma possiamo farlo davanti a qualcosa da mangiare?». La Morte annuisce mentre scorre il dito sull’iPad alla disperata ricerca di una soluzione e nel frattempo Alice si affretta a preparare una grande ciotola e la riempie con le sfiziose golosità mentre rilegge lo slogan che è tutto fuorché ingannevole e dopo cinque minuti si affaccia nel salotto e la Morte le sorride.
«Mangiamo al volo, non posso stare qui in eterno».
Alice lo guarda e gli dice: «Scommettiamo?».
Allora. Il racconto è fantastico, in tutti i sensi. Scritto bene, ritmo veloce e incalzante, molto, molto verosimile, descrizioni mai banali e spunti sorprendenti. Tutti abbiamo avuto almeno una giornata così. Poi arriva lui, lei, insomma quella (o quello?). Con l’IPad. Ma nooooooooooooo… pure lì queste diavolerie tecnologiche. Lui/lei che si sbaglia… è talmente assurdo che è quasi credibile. Tra sicari che vanno e vengono, deprecati ex e donne incinte, la narrazione si snoda con brio scoppiettante tipo pop corn e non vedi l’ora di arrivare alla fine. Quale fine? Godetevi questi cinque/sette minuti di bella e spensierata scrittura… spensierata… mica poi tanto…
Grazie per il tuo commento! Felice che questo breve racconto ti sia piaciuto! Se l’arrivo della morte fosse sempre così, direi che ce la caveremmo quasi tutti!
Le donne ne sanno una più della morte oltre che del diavolo . Un bel racconto Linda . La morte che ti cambia la vita è un dato di fatto ma che bella sorpresa che te la cambi rimanendo in vita . Bei dialoghi. Sempre brava nel sorprendere e stavolta hai sorpreso fin dall’inizio non solo alla fine . Macabro con divertimento . Brava Miss lindamoon
Eh, le donne sono uniche! Hanno sempre una marcia in più, è assodato ormai! E diavolo e morte ci devono temere! I dialoghi me li sono immaginati più volte e ridevo da sola! Grazie per il tuo feedback!