Giulietta scomparve in un giorno di sole III

Capitolo 3

“Jade!” urla per l’ennesima volta Nora, prendendo in braccio la piccola Giulietta. Jade si alza scocciata dal divano, appoggiando il telecomando sul tavolino di legno scuro e raggiunge la veranda. “Dimmi, mamma. Che succede?”.

Nora sembra agitata e parla da sola irritata anche se modera sempre il suo linguaggio. “Prendi tua figlia. Guarda che ha combinato! Ha strappato tutte le foglie delle mie nuove piante. Le avevo prese solo ieri pomeriggio. Non capisco che cosa ci trovi di divertente nel farlo!” esclama mentre le raccoglie con attenzione, quasi sia possibile riattaccarle. “Oh, mamma è una bambina. Porta pazienza! Keith ti ricomprerà le piante!” dice rivolgendo il suo interesse nuovamente alla televisione. Nora sospira rientrando velocemente in casa dirigendosi in cucina, mentre Jade accomoda la piccola sul divano riprendendo a seguire il reality show che stavano trasmettendo. Nota che stringe tra le mani una piccola foglia e gliela prende nascondendola sotto al divano, assicurandosi di non essere vista.

Olivia scende dall’auto incamminandosi lungo il vialetto di casa, quando Leo la tira a sé. “Olivia, io ci ho pensato e ripensato e non credo che dovremmo farlo, indipendentemente dal risultato del test”. Leo sembra teso. Olivia chiude gli occhi, abbassando la testa e appoggiandola alla sua spalla, poi lo guarda. “Leo! È tutto pronto! Dobbiamo farlo! Ma insomma, pensavo mi appoggiassi in questa cosa. Ti avrò elencato un milione di motivi per cui dovremmo farlo, per non parlare delle volte in cui ho trovato Giulietta abbandonata a se stessa o in situazioni decisamente fuori luogo per una bimba così piccola, anzi, per una bimba di qualsiasi età. Pensavo che mi credessi e invece pensi solo che sia una pazza. A volte mi chiedo se ti fidi ancora di me…”. Olivia lo fissa triste e delusa. Il suo compagno improvvisamente non la sostiene più. “Non mi vuoi più perché non posso darti un figlio, vero?”. Leo chiude gli occhi e scuote il capo, tornando subito a guardarla stringendo le mani alle sue spalle. “Olivia, non pensare nemmeno per un secondo che io non ti desideri più. Non è affatto così. Ti amo ancora e tantissimo, solo…”. Abbassa lo sguardo e fa un respiro profondo. “Stiamo parlando di rapire una bambina e privarla dei suoi genitori e del suo futuro e… “. Olivia si scosta malamente. “Quale futuro? Quali genitori?”. Cala un improvviso e quasi glaciale silenzio. Leo è dispiaciuto. Olivia ha uno sguardo deluso e sconfortato al tempo stesso. “Giulietta non è nostra figlia. Dobbiamo pensare al nostro bambino”. Lei cela una smorfia in un sorriso. “Quale bambino, Leo? Quale?”. Per fortuna ad interrompere quel momento di tensione è l’arrivo di Nora all’ingresso. “Che cosa fate lì fuori impalati? Venite dentro ad aiutare! C’è da fare per tutti!” urla con il suo solito fare dispotico sempre moderando il linguaggio. “Dai, entriamo in casa” dice prendendo la mano di Olivia evitando il suo sguardo. Triste. Deluso. Arreso.

“Ciao zia May!” dice Olivia abbracciandola. “Oh tesoro, come stai? Ti trovo in forma” e la osserva soffermandosi sulla pancia, inconsapevole di rischiare di far emergere brutti ricordi, ma è zia May e la sua testa non è più lucida come un tempo. “Sto benissimo zia May. Leo è splendido e non mi fa mancare nulla. Dai, prepariamo il pranzo assieme!”. Zia May non smette di muoversi in cucina, tagliando verdure, carne, pane e controllando in modo quasi maniacale tutto ciò che sta bollendo sui fornelli e nel forno. Zia May adora cucinare e poco prima di quel terribile incidente d’auto era a capo di una grande cucina in un ristorante piuttosto raffinato della città, ma da un giorno all’altro tutto era svanito nel nulla. Per questo Olivia non se la prendeva con lei quando spesso le faceva ricordare le sue gravidanze non portate a termine. A volte intuiva che zia May comprendesse bene il suo dolore e che condividessero assieme ciò che provavano per le rispettive perdite. 

“Jade tu non ci aiuti?” chiede Olivia sporgendosi oltre la soglia della cucina, sapendo di trovarla molto probabilmente davanti alla televisione. Lo faceva sin da piccola: lei e Nora si davano da fare in cucina mentre Jade oziava davanti a squallidi programmi in televisione. “Lasciala stare, non la stacchi da quei programmi spazzatura e anzi, dovrebbe tenere sotto controllo quella peste di Giulietta che, per la cronaca, non ha affatto il pollice verde! Mi ha distrutto le piante di nuovo. Lo fa sempre! È insopportabile quando fa così!” dice seccata. “Mamma, è una bambina per l’amor del cielo!” replica Olivia raggiungendo la sala. Jade la saluta senza darle troppa attenzione mentre Giulietta le va subito incontro sollevando le braccia per farsi sollevare da terra. “Ciao piccolina, come stai? Sei sempre più grande!” e Giulietta batte la mani divertita. Ha due occhi castani grandi che pare osservino ogni cosa e Olivia pensa che per avere solo tre anni sia una bimba molto sveglia. Mentre la coccola si volta verso la tavola e vede Leo impegnato ad apparecchiare e quando si guardano, per la prima volta dopo essere entrata in casa, gli regala un piccolo sorriso che lui ricambia come fosse un miracolo. “Jade? Jade, ma a che ora arriva Keith?” chiede Nora con il suo solito tono inquisitorio. “Mamma, calmati, sta arrivando. Un lavoro dell’ultimo minuto l’ha bloccato a casa”. La madre non le presta più interesse, troppo presa a sentire se il pollo di zia May sia cotto o meno. “Oh May, ma che cosa fai? Lo sai che l’aceto di vino piace solamente a te. Non lo mettere dappertutto!” e glielo toglie dalle mani seccata ma rivolgendo un tenero sguardo alla sorella. Zia May è la sorella maggiore di Nora. Nonostante i piccoli bisticci e la grande differenza di età – zia May ha ben diciotto anni in più rispetto a Nora – sono sempre state molto unite, soprattutto dopo l’incidente in auto. Un automobilista non aveva rispettato lo stop e aveva preso in pieno l’auto di zia May, causandole gravi danni al cervello per cui ora si distraeva facilmente e i ricordi erano a volte sfuocati. 

All’una in punto tutti si siedono a tavola, pronti a gustare uno squisito menù quando la porta d’ingresso si apre. “Ciao a tutti. Scusate il ritardo!” dice Keith liberandosi  della giacca e appoggiandola sullo schienale della sedia accanto a Jade. Le stampa un bacio sulla bocca e si siede. “Nora. May. Come state?” chiede senza aspettarsi realmente una risposta. “Hey Keith, come procedono i lavori?” chiede Leo. Keith lo saluta e gli racconta dei lavori in cantiere facendo un cenno con la testa a Olivia in segni di saluto. Tutti sono presenti, non manca nessuno. Finalmente.

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