Giulietta scomparve in un giorno di sole V

Capitolo 5

“Giulietta?”. Nessuna risposta. “Giulietta?” chiama ancora Jade raggiungendo l’ingresso. Si guarda attorno leggermente seccata.

“Avanti amore, vieni fuori” dice abbassandosi a terra immaginando di trovarla nascosta in qualche angolo lì attorno. Entra nella sala dove c’e Keith. La televisione è accesa ma lui dorme come un sasso, la bottiglia di birra stretta nella mano destra. “Keith?” lo chiama. “Keith! Keith svegliati!”. Jade lo scrolla e lui apre si alza all’improvviso, mettendo a fuoco l’ambiente attorno a sé. “Che succede?”. Jade scrolla il capo ed esce dalla stanza. “Lascia perdere”. In quel momento sopraggiunge Olivia. “Mi hai chiamato?” chiede. “No, sto cercando Giulietta” e si ferma davanti alle scale che portano al piano superiore. “Giulietta?”. Attende risposta, ma niente. Jade si dirige in cucina, seguita da Olivia. “Mamma, la bimba è qui con te?” chiede tenendo le braccia incrociate, scocciata ma sotto sotto agitata. “No tesoro, credo stia giocando in corridoio” e senza avere tempo di aggiungere altro Jade sparisce, iniziando a setacciare tutta la casa da cima a fondo sempre seguita da Olivia. Il nome Giulietta continuava a rimbombare in casa senza sosta. Ora Jade grida. È isterica. Corre dappertutto, riguardando in ogni stanza, aprendo armadi, sollevando coperte e scatoloni, ma è quando raggiungono la cantina che Jade scoppia a piangere. “Tranquilla, vedrai che è qui da qualche parte. Non può essere scomparsa” e mentre stringe tra le braccia la sorella, Olivia dubita delle sue stesse parole.

“Keith! Keith!” urla Jade raggiungendolo. L’uomo si alza di soprassalto, abile nel non rovesciare la birra sul tappeto. “Cosa c’è?” chiede guardandosi attorno. “Keith, non trovo Giulietta!”. L’uomo rimane perplesso per qualche secondo, poi la chiama correndo anch’egli da tutte le parti. “Giulietta, vieni fuori subito, non far preoccupare la mamma”. Jade è sempre più agitata e ora è Nora ad abbracciarla e consolarla. “Vado a chiedere dai vicini, forse è uscita. Forse è riuscita ad aprire la porta e…”. Jade la interrompe, i suoi occhi sembrano infuocati. “Ha solo tre anni, tre cazzo di fottutissimi anni. Come diavolo ha fatto ad aprire la porta? Non puo essere uscita! Ragiona Oliva!” e torna a piangere infilandosi tra le braccia di Keith che sopraggiunge a consolarla. “Controllo in giardino, la porta è difettosa… forse è uscita da lì…” e prima che Olivia possa procedere, Keith la anticipa e corre sul retro, urlando il nome della piccola e cercandola ovunque mentre Jade e Nora osservano dalle scale. “Avanti, piccola, vieni fuori e subito altrimenti saranno guai!”. Nessun rumore, nessun movimento, nulla che faccia pensare che Giulietta sia lì nei dintorni. Keith raggiunge Jade ora in lacrime. “Ma dov’è finita?” dice tra un singhiozzo e l’altro. “Tranquilla, non piangere” e la invita a rientrare in casa.

Il mascara è colato e segna entrambe le guance di Jade, ora muta come un pesce. Solo gli occhi sono arrossati e spalancati dalla paura di non sapere dove sia la figlia. Tira nervosamente le maniche del maglione e trema. “Jade calmati. Ripercorriamo che cosa è successo” dice Keith cercando di tranquillizzarla. ”Era qui con te?”. Jade fa cenno di no con la testa. “…era all’ingresso, giocava con la sua pallina e la sbatteva dappertutto. La vedevo a tratti. Un momento era all’ingresso, un altro era in corridoio, non la vedevo sempre…”. Tira su col naso, asciugandosi gli occhi col bordo del maglione e rigando ancora di più il suo viso col mascara. Keith le chiede di pensare ad altri dettagli. Non può essere scomparsa nel nulla. “Olivia è arrivata a casa e… e la bimba era vicino al passeggino… giocava con la pallina e la sentivo sbattere e rotolare continuamente e poi…“. S’interrompe per soffiarsi il naso. “Brava amore, dai continua”. Keith è inginocchiato davanti a lei. “…poi Leo ha ricevuto una chiamata, ma io sentivo ancora Giulietta giocare con la pallina, ne sono sicura e poi lui è uscito, ma Giulietta era lì in entrata… era lì, ne sono sicurissima. Vedevo quella stupida pallina rimbalzare ovunque e…”. Improvvisamente si ammutolisce. “Cosa Jade, cosa c’è?”. Jade alza gli occhi fissando Keith. “…per un po’ c’è stato silenzio credo, ma non ricordo quando… io… non ricordo…” e scoppia a piangere nuovamente e crollando tra le braccia di Nora che le ripete continuamente che andrà tutto bene.

“Leo non risponde” dice Olivia chiudendo la chiamata. “Non disturbarlo. Non può fare molto comunque” replica Nora camminando agitata lungo il salotto. Jade ha lo sguardo perso nel vuoto. Gli occhi paralizzati. Le lacrime le hanno seccato la pelle. Non sembra nemmeno sentire la mano di Olivia sulla sua spalla. Keith fuma seduto vicino alla finestra. Tutti sono in attesa dell’arrivo della polizia. Keith aveva urlato al telefono, pretendendo un agente sul posto all’istante e dopo meno di venti minuti, una pattuglia si era fermata davanti a casa di Nora. “È arrivata la polizia!” dice spegnendo la sigaretta nella tazza di caffè freddo, andando ad aprire la porta. Due uomini scendono dall’auto e si dirigono verso l’abitazione, notando subito Keith che li invita ad entrare. Gli occhi di Jade brillano, ma allo stesso tempo sembrano delusi, quasi si aspettasse di vedere Giulietta assieme a loro. 

“A che ora si è diretta al parco, signorina Stone?”. L’agente con in mano il blocchetto ora si sta rivolgendo ad Olivia. È l’ultima ad essere interrogata. “Dopo pranzo, credo fossero le due circa. Forse anche un po’ prima… non ricordo con esattezza”. Vuole cercare di essere il più preciso possibile. Mentre attendeva il suo turno, ascoltava le domande che l’agente poneva agli altri e provava mentalmente a rispondere guardando Jade. Era a pezzi. I suoi occhi. Il suo sguardo. Erano quelli di una persona disperata. Letteralmente disperata. E per un attimo un brutto ricordo riemerse.

Leo aveva aperto la porta di casa e Olivia gli era andata incontro felice. “A cosa devo tutto questo affetto?” aveva chiesto curioso. “Hai svuotato la carta di credito e ti vuoi far perdonare?” aveva chiesto scherzando, ma comunque sperando  che non fosse vero. Olivia era tornata coi piedi a terra, stringendolo a sé e guardandolo. “Leo, sono incinta!”. Un breve silenzio, poi Leo era scoppiato di gioia. “Oh, piccola! Che bella notizia! Ti amo!” ma poi, dopo appena due mesi, c’era stato quel terribile risveglio. La corsa all’ospedale. Le analisi. La diagnosi del medico e lacrime, tante lacrime. Il bambino non c’era più.

La voce del poliziotto la riporta al presente e le ci vogliono diversi secondi per rispondere alla domanda. “Conosceva le donne che erano con lei?” le viene chiesto. Olivia aggrotta la fronte, cambiando posizione sul divano. “No, le ho incontrate al parco, erano con i loro figli. Due donne e tre bambini”. L’agente annota ogni informazione, poi prosegue. “E ha notato niente di strano? Qualcosa o qualcuno fuori posto?”. Olivia si sposta i lunghi capelli neri indietro, riflettendo. I ricordi la confondono. Guarda la sorella. È distrutta e continua a ripetere che Giulietta è in casa, che deve essere lì con loro, che non è possibile che sia scappata. Improvvisamente ha un crollo e inizia a urlare, toccandosi la pancia come per trattenere un dolore lancinante e nuovamente Olivia cade nel delirio di quei terribili ricordi.

“Dottore, ho bisogno che rassicuri la mia compagna. Abbiamo già perso un bambino e so per certo che ha bisogno di sentirsi al sicuro. È qui fuori e pensa che io stia insistendo per un appuntamento con lei, non sa che in realtà l’ho fissato da tempo, per cui la prego…”. Leo sedeva davanti al dottore, supplicando il suo aiuto per far affrontare ad Olivia una seconda gravidanza il più serena possibile. Il dottore sorrise e gli disse che lo avrebbe fatto e quando Olivia uscì dalla stanza era più felice che mai. In mano reggeva diversi fogli con istruzioni su come nutrirsi durante i successivi mesi, quali vitamine e integratori assumere e quali ulteriori esami fare. Leo non l’aveva mai vista così raggiante ed era ormai sicuro che quella sarebbe stata la volta buona, ma a pochi giorni dal terzo mese di gravidanza, durante una cena con la madre Nora, Keith e Jade, accadde di nuovo.

Leo stava in piedi davanti a tutti e raccontava un buffo episodio accaduto quel pomeriggio mentre faceva gli acquisti di Natale e Olivia stava tagliando la torta, ma poi un rumore distrasse tutti. Il coltello era caduto a terra. Leo si voltò e vide Olivia in lacrime, gli occhi sgranati e la bocca contorta in una smorfia. Il viso rosso e dolorante. Lasciò cadere a terra il bicchiere di vino e la raggiunse oltre il bancone della cucina: davanti a lui una pozza di sangue.

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