Giulietta scomparve in un giorno di sole VI

Capitolo 6

“C’era una donna!” dice Olivia quando ormai Jade si è calmata. L’agente torna a darle attenzione. “C’era una donna con un chihuahua. Era sola e ogni tanto ci guardava…”.

Olivia guarda l’agente che segna nuovamente le informazioni nel suo piccolo blocchetto. “Mi può descrivere questa persona in dettaglio?”. Keith e Jade ascoltano attentamente, speranzosi di aver trovato il colpevole e quindi la loro bambina. “Aveva i capelli corti e biondi… o forse erano bianchi. Indossava un cappotto beige e sembrava guardarsi attorno curiosa ma non mi pareva pericolosa…” conclude rendendosi conto di quanto sia inutile quella informazione. Jade scatta in piedi. “È tutta colpa tua! Se mi avessi lasciato fare come dicevo io ora Giulietta sarebbe in camera a dormire o a giocare qui con me. Invece ti sei messa in mezzo, ti devi sempre mettere in mezzo! Tu non puoi avere figli e allora vuoi quelli degli altri!” le urla contro mentre Keith le intima di calmarsi. Olivia si alza in piedi allontanandosi, gli occhi lucidi, trattiene le lacrime. “Hai sempre avuto da ridire su come sono una pessima madre! Mi hai sempre ripreso come fossi una povera stupida, ma tu non puoi capire, non hai figli! Sei solo una stronza, gelosa e invidiosa!”. Questa volta sono gli agenti a calmarla e a ordinarle di tornare al suo posto e a cercare di calmare ulteriormente la situazione è Nora che offre agli agenti del caffé.

I minuti passano ma Giulietta non ricompare. Jade sorseggia del tè che Nora le costringe a bere mentre Keith guarda fuori dalla finestra, speranzoso di rivedere la loro bambina. Sembra davvero preoccupato ora. Zia May a stento si rende conto di che cosa stia succedendo e a tratti interviene con affermazioni fuori luogo perché non comprende la reale gravità della situazione. Solo Olivia si è fatta da parte per evitare di scatenare ulteriormente l’ira di Jade. Una parte di lei vorrebbe dirle che è davvero una pessima madre, ma resiste e sorseggia del caffè pensando a quanto assurda sia quella situazione fino a quando la sorella non le parla. “Lo so che cosa pensi di me. Jade la madre sfigata che non presta attenzioni alla figlia. Quella che la ignora quando piange perché è stanca. Bè, sai una cosa? Io mi spacco la schiena ogni giorno per dare un futuro a mia figlia e tu, invece, visto che non riesci ad avere figli tuoi, te la prendi con me e Keith, accusandoci perché non siamo bravi come te… sai cosa devi fare? Devi andartene e rifarti una vita lontano da noi. Sei tu che hai messo nei guai Giulietta. E io scema che ti ho pure perdonato… non voglio vederti mai più!” e sparisce oltre il salotto, seguita da Nora che la consola e la insegue con la tazza di tè, ancora convinta che berla possa cambiare le cose.

Gli agenti per la prima volta non intervengono, spiazzati da quelle parole ma pronti a comunicare le poche informazioni raccolte alla centrale. Uno degli agenti chiede a Olivia di calmarsi e di provare a pensare se ha notato qualcos’altro di strano durante la sua sosta al parco o anche durante la via del ritorno, ma Olivia scuote il capo, lo sguardo perso nel vuoto. “Ho già detto tutto quello che so, non saprei come aiutarvi. Sono andata al parco, ho incontrato quelle due mamme con i loro figli e sono tornata indietro facendo la stessa strada e non ho visto…”. Improvvisamente si interrompe e rimane ferma immobile, come se fosse paralizzata. “Signorina Stone, ricorda qualcos’altro?”. Olivia guarda Keith e in quel momento Jade e Nora rientrano nella stanza. “Che cosa succede?” chiede Jade. Uno degli agenti della polizia chiede a Olivia di proseguire. “Mentre tornavo indietro ho visto un ragazzo, avrà avuto circa venticinque anni…”. Si siede sul divano al posto di Jade e si concentra a descrivere ciò che ricorda. “Ero concentrata su Giulietta perché non voleva salire sul passeggino e così la tenevo per mano e non ricordo bene a che punto ma ho incrociato un ragazzo…”. Jade e Keith si fanno più vicini a lei e il silenzio cala nella stanza più gelido che mai. “Indossava una felpa grigia e dei jeans, ma ricordo la sua maglietta… aveva dei colori forti e un logo che mi pareva di aver già visto in giro… Gerry Tone o forse era Jessy Tone… non saprei con esattezza…”. Keith si fa rigido, alzando gli occhi verso Jade che lo fulmina all’istante. “Ti avevo detto che non volevo più vedere quel tizio attorno a casa nostra. Perché era in questo quartiere? Perché? Rispondi!” urla fuori di sé dalla rabbia. Jade pare impazzita. Gli occhi fuori dalle orbite, le braccia agitate. In un secondo gli è addosso, scagliando pugni e calci. “Come hai potuto, Keith?! Come hai potuto metterla a rischio, cazzo!”. Gli agenti si affrettano a separarli, evitando a Keith un bel po’ di schiaffi e facendolo sedere vicino alla finestra mentre Nora accorre verso Jade, ma questa volta anche lei si prende la sua razione di parole.

Dopo qualche minuto l’ordine è ristabilito e uno degli agenti accorso all’auto rientra per scambiare alcune informazioni con il collega, ma la loro espressione non accenna a nulla di buono. “Keith Benson, giusto?” chiede un agente. Keith annuisce. “Ha una bella fedina penale, signore. Vorremmo farle qualche domanda, ma forse è meglio parlarne alla centrale”. Jade scatta in piedi, trascinandosi Nora che barcolla per qualche secondo per riprendere l’equilibrio. “Perché?” chiede come se la sua rabbia verso Keith fosse improvvisamente svanita. “Signorina, può venire con noi, così affronteremo i dettagli su sua figlia, anche se è prematuro dire che sia scomparsa, ma vedremo che cosa possiamo fare e…”. L’agente non finisce di parlare che Jade sbotta, urlando e imprecando. “Ha solamente tre anni, cazzo! Tre fottutissimi anni! È stata rapita, ancora non lo capite?”. È letteralmente fuori controllo, poi guarda Keith. “Hai visto quel ragazzo ancora? Quel giorno che l’ho mandato via di casa, quando è arrivata Olivia, mi hai promesso che non l’avresti più rivisto. Ti ho chiesto di smetterla di fumare quella merda!”. Keith replica dicendo che non l’aveva piu rivisto, che aveva definitivamente chiuso con il passato, ma Jade pare non ascoltarlo. “E allora che cazzo ci faceva qui? Che cazzo è venuto a fare proprio qui oggi? Sicuro che avessi un impegno di lavoro o era solo una scusa per vederlo di nascosto? Non mentirmi Keith o giuro che te la faccio pagare!”. Nora e Olivia cercano di calmare Jade, ma in quel momento zia May interviene senza volerlo, attirando l’attenzione di tutti. Nessuno l’aveva più considerata, tanto era silenziosa e quasi impercettibile, ma ora l’agitazione aveva avuto la meglio. “Le pillole, Olivia!” dice Nora.

La ragazza fruga nel cassetto dei medicinali, ma non trova nulla. “Mamma, non le trovo!” dice agitata. “È impossibile che siano finite! Sono nel cassetto, riguarda bene!”. Uno degli agenti fa per chiamare un’ambulanza ma Nora li ferma subito. “Non c’è n’è bisogno, ha solo bisogno delle sue pillole”. Prende il telefono di casa quando Olivia la precede. “Lascia mamma, faccio io. Devo chiamare Rose, la ragazza della farmacia, giusto?”. Nora le conferma di sì e nel frattempo cerca di tranquillizzare zia May, visibilmente nervosa. “È tutto sotto controllo agenti. Rose abita in fondo a questa via. Ha sempre delle scorte che tiene per me per sicurezza. Olivia, se è a casa chiedile di venire qui subito!”. Olivia si allontana per fare la chiamata mentre gli agenti parlano con Keith sotto i continui urli di Jade. Lui nega di aver rivisto quel ragazzo ma lei non gli crede. Olivia rientra nella sala e per un attimo rimane ferma immobile come fosse un osservatore di passaggio. Che confusione, che agitazione, che situazione drammatica. Avrebbe desiderato tutto questo? Era ciò che voleva? Riprese il controllo e si rivolse alla madre. “Rose mi ha detto che è a casa e sta già preparando le pillole, ma devo andare io a recuperarle perché la madre è a letto con la febbre e non può raggiungerci, ma forse un agente potrebbe accompagnarmi” dice guardando quello che tiene fermo Keith. “Signorina vada pure ma faccia presto. In ogni caso un’altra pattuglia sta arrivando. Il signor Benson sarà portato in centrale. Vi invitiamo a raggiungerci al più presto” dice con tono serio, guardando in particolare Jade. Olivia risponde subito di sì e corre fuori di casa. Corre più veloce che può, deve fare presto.

Keith è sempre più nervoso e a tratti Jade lo maledice, mentre in altri momenti sembra quasi consolarlo. Stringe tra le mani un peluche a forma di orsetto e lo guarda sconsolata. Nora cercava di far respirare zia May che sembra essersi calmata ma che reclama le sue pillole come se la sua vita dipendesse esclusivamente da quelle. “Amore, guardami” chiede Keith a Jade che ora lo ignora completamente. “Tesoro, lo sai che non farei mai del male a Giulietta. Ti giuro, quel ragazzo non l’ha mai toccata!”. La ragazza lo guarda con leggero disprezzo. “E che cazzo ci faceva quello stronzo qui attorno? È evidente che lo hai visto prima di venire qui!” dice facendo nuovamente agitare Keith che tenta di alzarsi. “Stai zitta cazzo! Se ti dico che non ho fatto niente è così! Cazzo!” grida con tutta la voce che ha in corpo, poi un suono dall’esterno attira la loro attenzione. La seconda pattuglia è arrivata e al tempo stesso il telefono di casa suona. Nora apre la porta, facendo entrare gli agenti che subito si gettano contro Keith per portarlo in auto. Jade invece risponde al telefono e rimane per un attimo perplessa, porgendo poi il telefono a Nora. “Pronto?” e mentre la donna ascolta chi c’e dall’altra parte, Keith attira l’attenzione di tutti gli agenti e di Jade urlando la sua innocenza ma in un lampo è di nuovo una lotta tra la coppia e gli agenti quando Nora lascia cadere il telefono a terra, facendo voltare tutti verso di lei. “Mamma, che succede?” chiede Jade calmandosi e abbassando le braccia mentre la presa dell’agente si fa più debole. Nora rimane in silenzio, trema, non riesce a parlare. “Mamma!” insiste Jade. Nora alza lo sguardo e osserva il gruppo di persone tutte sull’attenti in attesa di una sua risposta. “Era Rose…” dice con un filo di voce. Jade si avvicina. “Olivia è già arrivata a casa sua? Ha trovato le pillole?”. Sembra che le manchi il fiato e così Jade la fa sedere. “Che succede? Mamma parla!“. Nora porta una mano al petto ansimando. “Ha detto che Olivia le ha chiesto di richiamare qui dopo esattamente quindici minuti e…”. Uno degli agenti fa qualche passo in avanti e quando Nora lo fissa i suoi occhi sono lucidi e disperati, poi di scatto si rivolge a Jade. “…Rose è fuori città perché sua nonna è morta! Non è a casa… non c’è nessuno a casa sua”. La ragazza si impietrisce all’istante poi lancia un urlo, stringendo i pugni e lasciandosi cadere a terra. Due agenti la soccorrono mentre uno chiede a Nora il civico esatto di casa di Rose, ma quando sopraggiungono sul posto non trovano nessuno. Perché nessuno è in casa e Olivia non è mai passata lì. Olivia è scomparsa.

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