Aveva sempre faticato molto ad abituarsi all’avvento del cellulare. Negli anni ’90, insieme ad altre persone, faceva parte della LAT: lega anti telefonino. Per qualche anno, aveva cercato di rimanere saldamente ancorata al telefono color grigio topo, quello con la girella per comporre i numeri. Non voleva abbandonare il fascino di quella forma, il ritmo lento, il bizzarro divertimento nel comporre un numero alla volta; e la rubrica cartacea che conteneva tutti i numeri che la memoria umana non poteva ricordare. Era resistita quanto aveva potuto, ma poi era arrivata anche lei a cedere alle comodità che la tecnologia offriva, per non sentirsi emarginata come una preistorica creatura che lottava contro l’avanzamento inesorabile della tecnologia.
Questa breve storia, che rimanda un po’ alle gesta di Don Chisciotte, parla di me. Sì, avete capito bene, proprio di me: Maria Teresa. Questo argomento sulla tecnologia mi riporta al tema che ho fatto alla maturità, più di trent’anni fa, ormai. Avevo scelto la traccia della robotica e della fantascienza per descrivere il tipo di impatto che avrebbero avuto nel nostro futuro. Ora, mi trovo nel futuro immaginato in quel passato. Vogliamo parlare delle prime comodità di cui ho goduto grazie al cellulare?
Finalmente conversazioni private senza essere costretta a parlare sottovoce in corridoio. Eh sì, perché il telefono grigio topo aveva un filo attaccato alla parete e, se lo staccavi, cadeva la linea; per non parlare poi della rubrica memorizzata nel cellulare con annessa la foto del destinatario, così ho modo di capire subito con chi sto parlando perché, sapete, i contatti sono aumentati. Certo, la tecnologia ha ridotto le distanze geografiche: grazie ai messaggi è meno invadente entrare nella vita delle persone ma è sempre la qualità che fa la differenza, non la quantità. Ormai il cellulare è diventato la mia appendice, ho praticamente tutto lì dentro, come penso anche voi: l’app della banca, il registro scolastico, le e-mail, i canali di messaggistica, i siti per cercare qualsiasi cosa e organizzare pure i viaggi; google maps che ti porta dove vuoi, le foto, i video, le piattaforme cloud che ti permettono di lavorare ovunque e con qualsiasi dispositivo anche diverso dal proprio. Quale senso di libertà! Tutto a portata di mano.
Ecco, appunto, l’importante è che la gestione della tecnologia non sfugga di mano. Come tutte le cose è sempre l’uso che se ne fa a fare la differenza. Non ha senso demonizzare la tecnologia, l’ho capito quando ho imparato a usarla a mio vantaggio senza farmi fagocitare dal suo vortice di immagini, notizie, pubblicità a ritmi serrati che, se non si sta attenti, fanno perdere il senso del tempo. Se voglio vedere un posto, un tramonto, sentire gli uccelli che cantano o lo sciabordio delle acque del mare, esco di casa e vado a riprendermi il contatto con la realtà e le persone, perché non tutto è così reale come ci mostrano i vari social: tutti belli e felici e dall’altra parte i rosiconi. Uso il telefono per lavoro e per mantenere i contatti con le persone a me care.
Sviluppando il mio progetto online ho fatto un percorso catartico, ho imparato che usando bene questi mezzi tecnologici, oltre ad acquisire nozioni per saperli usare, si può incappare inconsapevolmente in una grande crescita e conoscenza personale. Adesso come adesso, se rimanessi senza cellulare per un mese intero, mi sentirei persa; penso al tempo e alle energie che perderei per il disbrigo delle pratiche burocratiche che ora invece gestisco comodamente online. Per il resto, se lo farò accadere, potrei anche farne a meno: me ne starei seduta su una poltrona in riva al mare sotto le fronde di un bell’albero a rimirare i colori, ad assaporare i profumi, farmi accarezzare dalla brezza e perdere lo sguardo nell’immensità del mare ritrovando la serenità di vivere con poco, ma con tutto allo stesso tempo.
un racconto di Maria Teresa Cariolato per l’evento Wanted Stories [giugno 2023] sulla base del tema:
Il potere della tecnologia – La tecnologia oramai ci ha travolto. I nostri occhi e le nostre dita sono più volte al giorno attratte da un piccolo schermo che ci catapulta in diversi mondi virtuali. Senza accorgercene, teniamo chinato il capo in giù perdendoci cose ritenute banali come un’alba, un sorriso o una lacrima sul viso di una persona, un cielo stellato. Immagina di rimanere senza cellulare per un mese intero: cosa succede?