La musica jazz dominava la grande sala da ballo. Un centinaio di tavoli ricchi di cibo e vino riempivano gli occhi e lo stomaco di tutti gli invitati e Don Attilio Bonocore era al centro dell’attenzione. La festa di compleanno che era stata preparata era elegante e sofisticata, con un evidente tocco vintage; sembrava quasi di essere all’interno di un film anni trenta.
Lontano dal grande banchetto, aree più in penombra, lontane da occhi indiscreti, con tavolini e divanetti in damascato e poco più in là, su un livello rialzato, diversi tavoli da poker, biliardo e altri giochi d’azzardo. Sembrava una Las Vegas in miniatura. Lidia si fermò sulla soglia ad ammirare quello scenario. Nonostante conoscesse il lusso che scorreva nelle vene della famiglia Bonocore, si stupiva sempre di come riuscissero a rendere una semplice festa come un grande ed importante evento. Sonny le prese la mano sorridendole e lentamente raggiunsero Don Attilio, circondato da alcune persone ed intento a chiacchierare. Non appena li vide, si scusò con gli invitati e li raggiunse. “Buon compleanno, padre!” disse Sonny abbracciandolo. “Grazie figliolo” rispose l’uomo accennando un piccolo sorriso, poi si rivolse subito a Lidia, dandole due piccoli baci sulle guance. “Lidia, sei un incanto!” e si scostò ammirandola. “Auguri Don Attilio e grazie, sei sempre troppo gentile” rispose arrossendo.
Dopo meno di mezz’ora, tutti gli invitati erano seduti ai loro posti, degustando una sfarzosa cena a base di pesce. Sonny sedeva tra il padre e un cugino, mentre Lidia si trovava un paio di sedie più in là. La serata sembrò proseguire tranquilla e l’atmosfera era allegra e leggera. Don Attilio sembrava stranamente divertito e sia Sonny che Lidia parlarono per tutto il tempo con diverse persone, scambiandosi ogni tanto degli sguardi di complicità, ansiosi di tornare a casa. A pochi minuti dalla mezzanotte, Don Attilio si alzò in piedi, reggendo un calice di vino e rivolgendosi a tutti gli invitati. “Sono molto felice che tutti voi siate qui presenti. Vi ringrazio di essere con me a festeggiare un’altro anno che abbandona il mio corpo e la mia mente!”. Tutti gli ospiti risero a quella sottile battuta. “La vita mi ha riservato tante sfide e alcune mi hanno lasciato delle cicatrici dentro impossibili da cancellare, ma che mi hanno fortificato e aiutato nel far crescere la mia famiglia. Mio padre, Don Santino Bonocore, ha costruito questo impero e quando è passato a miglior vita, che Dio lo benedica…” disse baciando la collana d’oro che portava al collo con un pendente a forma di croce “…mi ha fatto promettere di mantenere la tradizione e di trovare al tempo stesso una mia filosofia di vita”. Per un istante si fermò, abbassando lo sguardo verso Sonny, poi riprese a parlare. “Mio padre ha sempre avuto rispetto per quello che siamo. Siamo mafiosi. Siamo bravi. Siamo i migliori. Tutti ci temono non per un’ovvia paura incondizionata” disse facendo il gesto della pistola, generando altre piccole risate tra il pubblico “ma perché siamo intelligenti e abili in ciò che facciamo. Mandiamo avanti ogni cosa in questa città e non solo. Ci facciamo valere ed è quello che fa un vero uomo. Assieme a questi principi, però, ogni uomo della famiglia Bonocore deve trovare un suo modo di pensare. Perché ogni giorno, ogni mese, ogni anno e decennio che passa le cose cambiano e quello che io ho fatto mio è lo spirito di adattamento”. In quel momento sollevò il calice di vino, rimanendo in silenzio. “Se non ti adatti, non sei degno di essere un uomo. Se non ti adatti, non sei degno della famiglia Bonocore. Se non ti adatti, muori”. Lidia e Sonny si scambiarono sguardi basiti, straniti da quel discorso che sembrava celare qualcos’altro, ma improvvisamente Don Attilio proseguì. “Ora basta con questi noiosi discorsi, torniamo ai festeggiamenti!” disse ad alta voce. “Alzate i calici e bevete in onore mio e della nostra grande famiglia!”. Tutti si alzarono ad applaudirlo e la musica tornò a dominare la serata. Sonny si alzò da tavola e si avvicinò a suo padre. “Gran bel discorso padre, ancora tanti auguri!”. Don Attilio gli strinse la mano, ringraziandolo, poi si voltò raggiungendo Lidia, intenta a chiacchierare con le mogli di alcuni cugini di Sonny. Non appena le donne si zittirono, lei si voltò, stupita di trovarsi Don Attilio alle spalle. “Don Attilio, complimenti per il tuo discorso!”. L’uomo strinse la sua mano tra le sue, sorridendole. “Oh Lidia, sei incantevole questa sera, davvero!”. Lidia sorrise, ma questa volta non arrossì. Lui la fissò dritto negli occhi per pochi secondi che sembrarono un’eternità. Sembrava la stesse analizzando, guardandola dalla testa ai piedi, poi fu interrotto dal suo braccio destro Billy, che in quel momento sopraggiunse, sussurrandogli qualcosa all’orecchio. “Ora devo assentarmi. Ti auguro una buona serata, Lidia” e lasciò andare la sua mano, raggiungendo l’ingresso della sala e sparendo oltre un corridoio. Non appena fu fuori dalla vista di Lidia, la ragazza si avvicinò a Sonny, tutta agitata. “Andiamocene!” disse con tono serio. Sonny la guardò stranito. “Non possiamo andarcene ora, ma che ti prende?”. Lidia gli mise una mano sul braccio. “Non mi sento tranquilla, sento che c’è qualcosa che non va. E’ meglio se ce ne andiamo ora!”. Sonny la prese da parte, parlando a bassa voce. “Lidia, non possiamo andare via ora. Mio padre non ha scoperto niente, fidati. E’ tutto a posto. Se avesse sospettato qualcosa, ora non saremmo qui”. Le accarezzò il viso, cercando di tranquillizzarla. “Sonny, non credo che dovremo rimanere qui…”. Lui le mise le mani sulle spalle. “Lidia, è tutto a posto. Non agitarti. Rimango sempre suo figlio e qualsiasi cosa accada, non permetterò che ti venga fatto alcun male, fidati”. A quelle parole Lidia si calmò. Forse Sonny aveva ragione, forse erano i suoi pensieri a giocarle brutti scherzi. “Ok, ma promettimi che tra mezz’ora andremo via!”. Lui le sorrise, dicendo di sì. Non le disse altro. Non le disse che si fidava del suo istinto e che quindi poteva avere ragione. Non le disse che era più agitato di lei. Non le disse che credeva alle sue paure, perché se volevano rimanere vivi, dovevano mantenere la calma…
Continua...