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Finale di Aldo Ferrarese

Il taxi puzzava di fumo e di sporco, si accomodò dietro e diede all’autista il proprio indirizzo. Appoggiò la testa al sedile e chiuse gli occhi.  Quelle ragazze venivano reclutate con l’inganno nel loro paese di origine per poi essere introdotte illegalmente in Italia. Ridotte in schiavitù, venivano sfruttate e spremute, poi il più delle volte sparivano. Carne fresca sostituiva quella vecchia. 

Aveva  fatto nomi e descritto nei dettagli quel sordido mercato. Si vide come un eroina che armata di carta e penna poneva fine a quello schifo. Riccardo era una garanzia, aveva il manoscritto. Avevano deciso e pianificato tutto. Firmato documenti e liberatorie. Il libro sarebbe andato in stampa e tutti lo avrebbero letto. Sorrise. Si augurò per davvero di poter cambiare le cose.

Ripensò alle notti insonni, ai volti, alle persone che si erano fidate di lei e le avevano raccontato la loro vita. Di figli tenuti in ostaggio, di debiti che sempre aumentavano, di violenze, torture e degrado. Si era illusa di diventare famosa e di vincere premi ma glielo avevano impedito, senza però riuscire a fermarla.  Era stanca, ma soddisfatta di sé. Ora l’aspettavano un bel bagno caldo, un calice di vino e buona musica, poi l’indomani si sarebbe eclissata per un poco.

Un odore acre la distrasse dal suo torpore, marijuana, senza ombra di dubbio. Quello stupido autista si era acceso una canna e  l’odore aveva invaso l’abitacolo. “Assurdo” pensò mentre sentiva salire la rabbia.

«Che cavolo sta facendo? Le ha dato di volta il cervello?» imprecò.
«Ho letto il suo libro, Rebecca, e non mi è piaciuto per niente…».

Due settimane dopo, a inizio Aprile, le prime copie di Rosso Carne fecero la loro comparsa sulla strada. I barboni, in abbinata al giornale, vendevano il libro che subito divenne un caso e non solo letterario. Venne ripreso da giornali e notiziari. Suscitò lo sdegno della gente. Indagini di polizia portarono a numerosi arresti. Tutti ne parlavano e tutti lo volevano. Riccardo prestò fede alla parola data. I ricavati andarono ad un’associazione che dava aiuto e sostegno alle donne vittime di abusi e violenze. I barboni vissero una vera età dell’oro e coi soldi guadagnati ebbero tutti una seconda opportunità. Qualcuno la seppe sfruttare, qualcun altro no.

Il cadavere di Rebecca Bolognesi venne trovato a Tor Bella Monaca dentro un vecchio taxi. Prima di morire strangolata, subì sevizie di ogni tipo. I responsabili del delitto non furono mai trovati.

Fine

Finale di Linda Moon

Il libro fu un successo e l’essere distribuito lungo le strade gli conferì un valore che andò oltre le aspettative di Rebecca. Non solo apportò un miglioramento nella vita della gente di strada che lo distribuiva, ma ottenne anche l’appoggio di persone influenti che si adoperarono per rompere la catena del traffico di donne. Le strade erano più controllate e ora vedevano una minore presenza di quelle povere ragazze sfruttate e maltrattate. Come le aveva predetto Riccardo, aveva ricevuto minacce e la sua reputazione aveva rischiato di essere compromessa, ma le sue parole si erano fatte sentire come un tuono nella notte durante una tempesta. E aveva vinto.

Ad un mese dalla pubblicazione del libro, si trovava in redazione con Riccardo mentre sorseggiavano del whiskey, in sottofondo la radio gracchiava una debole melodia. 

«Dannazione, Riccardo, dobbiamo sistemare questo posto, i miei vestiti sono impregnati di fumo!» e mentre rideva si diresse al bagno, continuando a parlargli. «Dovresti rifare l’ufficio o addirittura cambiare locale, che ne pensi?». Nessuna risposta. «Riccardo?» lo chiamò di nuovo, rimproverandolo per il suo silenzio ma quando raggiunse la soglia dell’ufficio, cacciò un urlo. 

Riccardo era steso sulla scrivania su una pozza di sangue con la gola tagliata. Rebecca si diresse subito all’uscita, ma qualcuno la tirò per i capelli e la sbatté a terra. Fu colpita alla schiena più volte e poi sollevata con forza e messa con la faccia contro il muro. Un odore pungente le arrivò alle narici. Poteva sentire il respiro di quello che era sicuramente un uomo, vicino al suo viso. Le labbra sfioravano il suo orecchio. Nell’intravedere una lama che graffiava lenta la parete, tremò dal terrore.

«Ogni successo è una responsabilità. E ogni successo ha le sue conseguenze. Quante vittime sei disposta a sacrificare per la tua causa, Rebecca?». L’uomo si scostò appena, facendo scorrere la lama lungo la sua schiena. Uno strappo secco rimbombò nel corridoio buio, poi un altro ancora fino a che non la spogliò del tutto. L’uomo le coprì il viso con la camicia e la fece voltare in modo brusco. La lama ora le pungeva la pelle mentre scorreva dal collo fino all’interno delle sue gambe. 

«…non è finita qui…» disse posando la lama sul lato piatto contro il suo pube. Rebecca respirava a fatica, era completamente paralizzata poi sentì quell’uomo farsi sempre più lontano e infine sentì una porta chiudersi con violenza. A quel punto chiamò la polizia, ma per Riccardo non c’era più nulla da fare.

A distanza di un anno, il traffico di donne che Rebecca aveva denunciato nel suo libro fu smantellato quasi del tutto e in una giornata di primavera, una parata in suo onore stava avendo luogo. Il suo nome veniva urlato e ovunque c’erano cartelli che onoravano la sua forza e il suo coraggio. Molti erano tristi per la sua assenza, ma la polizia non aveva ancora risolto il caso.

Rebecca era scomparsa alle prime luci dell’alba dopo tre mesi dalla morte di Riccardo mentre si recava ad un incontro con alcuni attivisti e il corpo non era mai stato trovato. Per molti era morta da tempo. Per alcuni era ancora là fuori e si nutriva la speranza che un giorno sarebbe tornata a casa.

Fine