Una violenta scossa di terremoto, alle 7.02 del mattino, svegliò la piccola comunità di collina e fece correre in strada tutti gli abitanti della via dove abitava la moglie del meccanico del paese; la signora Maria.
Era un personaggio insolito, diverso. Non era nativa del posto. Era arrivata lì solo dopo aver sposato Luigi, che l’aveva lasciata vedova già da diversi anni. Dopo la morte del marito, si era allontanata sempre più dal resto della comunità. Trascorreva il suo tempo nella casa dove era rimasta sola e dove non era entrato più nessuno.
In tanti avevano notato che i volantini della sagra del paese restavano per giorni interi sotto al portico di quella casa, fino a quando il vento non li portava altrove, così come succedeva spesso a tutta la posta che riceveva. Le tende alle finestre, un tempo sempre aperte, ora erano spesso tirate e lasciavano al buio l’interno dell’abitazione.
Ogni abitante rispettava il suo dolore, assistendo a tutto questo senza intervenire. Eccetto per le poche volte in cui la si incontrava rientrare dalla spesa, carica di borse stracolme, ci si era abituati alla sua assenza; a tal punto che anche la mattina della scossa di terremoto, passato lo spavento, tutti rientrarono nelle proprie case senza accorgersi della sua mancanza. Solo la dirimpettaia, guardando la casa di Maria dalla finestra, venne assalita dal timore che fosse successo qualcosa, decidendo poi di andare a suonare il campanello.
Al terzo tentativo senza risposta, la donna allertò gli altri vicini che ben presto si ritrovarono di nuovo in strada, questa volta tutti davanti alla casa di Maria. Tutti insieme, spaventati, e forse anche un po’ consapevoli di averla dimenticata. In quel silenzio totale, davanti a una porta che non si apriva e alle finestre serrate, capirono che forse avevano aspettato troppo a lungo.
Non fu facile nemmeno per i vigili del fuoco entrare all’interno di quella casa. Gli accessi erano ostruiti, così come tutte le finestre. Servirono attrezzature speciali per aprire un varco. Lo scenario che si presentò all’interno lasciò tutti ammutoliti. La signora Maria aveva cercato di riempire con qualunque oggetto tutti gli spazi vuoti delle stanze.
Libri. Riviste. Scatole. Vestiti. Scarpe. Pentole. Vasi. Quadri. Stoviglie. Coperte. Ogni cosa era stata minuziosamente conservata e aveva trovato, in qualche modo, posto in casa. Infiniti strati di abiti sopra a stoviglie ammucchiate. Bottiglie impilate tra loro, bloccate precariamente da pile di giornali. I mobili avevano perso la loro funzione primaria. Non era chiaro dove terminasse il pavimento e iniziassero le pareti. Quello scenario avrebbe procurato un immediato senso di soffocamento a chiunque. A Maria, forse, serviva per non soccombere.
La scossa di terremoto aveva fatto crollare tutto e non si trovava traccia del corpo di Maria. Tutti si diedero da fare a spostare gli oggetti caduti a terra nella speranza di trovarla viva sotto le macerie di quella solitudine. La speranza di ritrovarla viva era per tutti anche la speranza di recuperare il senso di vita della comunità; e la solidarietà che li aveva sempre contraddistinti.
E lì, tra quella montagna di cose confuse, accumulate senza un senso, Maria c’era. Viva, protetta dalla scossa proprio da quello strato di materia che finalmente la stava liberando dalla sua solitudine.
un racconto di Ugo Domeniconi per Wanted Stories [aprile 2023] sulla base del tema:
Fuori il vecchio, dentro il nuovo – L’armadio straripa di indumenti. La credenza accoglie una serie infinita di tazzine. La libreria è impolverata di libri che vogliamo leggere da un anno. Il consumismo regna sovrano! Ce la farà qualcuno a salvarsi?